IL PROGETTO RIVERBERI
Pietro Tagliaferri, sax soprano
Stefano
Pellini, organo
Il progetto “Riverberi” nasce nel
2003 dall’incontro tra Pietro Tagliaferri e l’organista
Margherita Sciddurlo e da un’idea del compositore Massimo
Berzolla: accostare all’organo il suono del sax soprano con
un consapevole progetto musicale, creando un repertorio unico e
affascinante.
L’attività artistica del Duo, rinnovatosi nel 2009 con l’organista Stefano
Pellini e l’apporto della sua esperienza e cultura, si è subito distinta
in più di 90 concerti nelle più prestigiose rassegne
in Europa e America ed in quattro realizzazioni discografiche.
L’idea di accostare sax e organo appare,
a prima vista, senza dubbio singolare.
Non solo i due strumenti sono tenuti lontani dalla quasi totale
assenza di opere specificamente dedicate a questa formazione, ma
esiste anche una distanza per così dire “culturale”
tra sax e organo, in parte reale e giustificata, in parte generata
da un immaginario collettivo che vede i due strumenti muoversi in
ambiti stereotipati e rigidamente separati da Consuetudini e prassi
non meglio definite.
Il sax, infatti, richiama fortemente il jazz, la musica leggera
e d¹intrattenimento, mentre l’organo è prevalentemente
associato alla Chiesa, alla musica antica e al rigore espressivo.
Quale può essere dunque un percorso da seguire nel proporre
un tale accostamento e soprattutto quali sono le motivazioni Artistiche
che spingono ad attuare un progetto simile?
Un illustre precedente, sotto il profilo musicologico, è
dato da una memorabile tournée del gruppo vocale Hilliard
Ensemble con il noto sassofonista Jan Garbarek, nella quale si propose
all’ascolto del pubblico musica vocale rinascimentale, sulla
quale il sax improvvisava liberamente,
creando un accostamento timbrico e linguistico che illuminava di
luce nuova lo strumento e le voci, ma anche le stesse ESpressioni
musicali, del passato e contemporanee.
Si può citare un altro accostamento simile nel CD Répons,
nel quale si accosta il canto gregoriano, eseguito dal coro dei
monaci dell’abbazia di Ligugé, al Bassotuba di Michel
Godard.
Due sono i principali filoni d’interesse in queste proposte:
- uno musicologico-linguistico: l’irruzione (operata, s’intende,
con cognizione di causa) di codici espressivi contemporanei all’interno
di musica nata secoli prima genera qualcosa di nuovo; non una semplice
sovrapposizione di elementi differenti, ma un oggetto artistico
da leggersi nella sua completezza e autonomia rispetto ai fattori
che l’hanno generato;
- l’altro filone d’interesse riguarda l’aspetto
puramente sonoro: l’accostamento di elementi così lontani
trasfigurano voci e strumenti, modificandone la percezione soprattutto
a livello immaginifico. Ecco che il sax e il tuba paiono strumenti
arcaici e le pure voci della monodia medievale o della polifonia
rinascimentale offrono stimoli sonori
assimilabili alla ricerca contemporanea.
Non si tratta dunque di semplice “contaminazione”, nella
quale spesso non ci si cura di valutare e selezionare il prodotto
finale, concentrandosi soltanto sul gioco del rimescolamento degli
ingredienti. La frizione tra mondi sonori e linguistici differenti
è controllata e non casuale, al fine di raggiungere un risultato
espressivo coerente, anche se talvolta spiazzante e provocatorio.
Su questa linea si muove la formazione sax e organo di Tagliaferri
e Pellini.
Ben si spiega quindi il titolo del progetto musicale, Riverberi,
dove il termine significa richiami, rimandi, echi, ritorni di suoni
che giungono diversi rispetto all’origine.
Come dicevamo prima, anche qui l’analisi percorre due vie:
- una musicologica-linguistica, dove è utile la specificazione
del titolo completo: Riverberi tra passato e presente...: vediamo
il sax inserirsi nel repertorio antico assumendo una veste inedita
(che richiama al cornetto barocco), mimetizzandosi quasi tra le
canne dell’organo per diventarne un nuovo registro ad ancia
che dialoga con gli altri di cui questo specifico strumento dispone,
offrendo una lettura di quel repertorio assolutamente fedele e rivoluzionaria
allo stesso tempo; ma è anche l’organo che, smesse
le vesti di austero re degli strumenti, segue il sax nei territori
più consoni a quest¹ultimo, offrendo di sé un’immagine
accattivante, dove ritmo e armonie jazz si presentano efficacemente
con quelle stesse sonorità con le quali siamo abituati a
gustare i contrappunti più rigorosi;
- ma altrettanto affascinante è il gioco timbrico-acustico
dei due strumenti, esaltato dagli spazi ove l’organo abita
normalmente: la potenza del sax (il più sonoro tra gli strumenti
ad ancia) e la sua duttilità permettono un dialogo sorprendentemente
ricco con tutte le risorse timbriche dell’organo; inoltre
i due strumentisti utilizzano la chiesa come una grande cassa di
risonanza, nella quale immergere l’ascoltatore attraverso
lo spostamento delle fonti sonore tra loro interagenti. Non più
solo un ascolto frontale, ma il tentativo di far vivere un’esperienza
acustica che scardina quindi anche la consuetudine del concerto
tradizionale. Il risultato è
quindi qualcosa di nuovo, in quanto la dimensione spaziale del suono
va a costituirsi come nuova cifra espressiva del brano e motivo
di interesse estetico.
Tutto questo vale naturalmente non solo per le opere nate per l’organo
solo o per altre formazioni e successivamente rielaborate dal Duo,
ma anche per i nuovi brani scritti per questa formazione: i compositori
da loro interpellati percorrono in parte o in toto la medesima traccia
espressiva, pur differenziandosi per linguaggi e sensibilità
differenti.
Il programma del concerto si configura quindi come una galleria
di proposte, nella quale, oltre al valore intrinseco delle opere
eseguite e al’¹interpretazione strumentale in senso stretto,
si apprezza l’intersezione di piani espressivi esteticamente
importanti, anche se spesso lasciati in second’ordine, quali
appunto la dimensione spaziale del suono, l’elaborazione timbrica,
il gioco della contaminazione intesa come creazione di nuovi oggetti
artistici a partire da materiale esistente.
Riverberi tra passato e presente, dunque, riverberi di suoni che
si rincorrono tra le arcate della chiesa, riverberi di timbri che
richiamano ad altri strumenti o che di organo e sax suggeriscono
immagini nuove, riverberi di linguaggi che si mescolano, talora
si scontrano, ma che infine si riconoscono, si ricompongono, lasciando
echi di espressioni nuove, sintetizzate in un affascinante, ricco
e multiforme presente musicale.
Massimo Berzolla
The “Riverberi” project emanates in 2003 from collaboration
between Pietro Tagliaferri and Margherita Sciddurlo and from an idea
of composer Massimo Berzolla: to approach soprano sax to organ with
a conscious musical project, creating an unique and enchanting repertory.
The Duo activity, that had in 2009 a renewal with the organist
Stefano Pellini and his experience and culture, grown up in about 90 concerts in Europe and America
and in four discographic products.
The idea to couple sax and organ could seem, at
first sight, quite odd. Definitely the two instruments are separated
from the almost total absence of specifically dedicated works, furthermore
exists a kind of cultural distance between sax and organ, distance
which we received as customary and stereotype.
Actually the saxophone recalls heavily the jazz, the entertainment
or the easy listening, meanwhile the organ is mainly related to
the Church, to the ancient music, to the serious expression.
Which is the path which brings to this combination and, first of
all, which artistic background can inspire such a project?
The eminent precedent, from the musicology’s point of view,
is a famous tour of Hilliard Ensemble with the celebrated sax player
Jan Garbarek. During that sessions the public had the chance to
listen Renaissance music voices with sax improvisations;
as result came a new timbre and language, which highlighted both
the instrument and the voices with new brightness; also the musical
expressions, from the past and from today were enriched.
Another similar experiment can be quoted, in the CD “Répons”,
the Gregorian chant of the Ligugé Abbey is accompanied from
the bass-tuba of Michel Godard.
The principal points of interest in these proposals are two:
• The first is the linguistic-musicological one: the irruption
(not rude but erudite) of contemporaneous expressive keys into music
centuries aged creates something brand new, not a simple accretion
but an object of art, to be played in fully autonomy and integrity,
beyond his generative process.
• The second is the pure sound: the joining of so distant
elements transfigures voices and instruments, and can modify the
perception, creating powerful suggestions and visions. By and by
the sax and the bass-tuba look like archaic instruments, the medieval
monody and the Renaissance polyphony suggest us contemporary recalls.
It’s not a simple “contamination”, where often
we don’t care about estimate and select the final product,
pondering only over the game of mix elements. The challenge between
different sound and linguistic world is under control and not random,
in order to achieve a coherence of expression, even almost provocative.
This is the way of thinking of sax and organ ensemble of Tagliaferri
and Pellini.
So is clear the title of the musical project, “Riverberi”
(Reflections), where it means echoes, recalls, quotations, coming
back of sounds which return to us different from the very origin.
As spoken before we have to interpret in two different ways:
• one musicological – linguistic where the subtitle
is a help to us “Riverberi nel tempo” reflections in
time. The sax becomes part of the ancient repertoire, taking the
strange gown of the baroque cornet, almost imitating an organ pipe
to become a new reed stop which discusses with the others, and offers
a reading of that repertoire absolutely loyal and revolutionary
at the same time; but even the organ follows the sax in his world,
where lands of jazz rhythm and harmonies are next to the counterpoint
ones.
• But also charming is the timbre-acoustic play of both instruments
(“Riverberi nello spazio” reflections in space), empathised
from the usual places of the organ:
the power of sax (his sound is the most rich between the reeds instruments)
and his flexibility allow a dialog surprisingly copious with all
the timbre resources of the organ. By the way the church becomes
as a giant acoustic case, where the spectator is involved, during
the “live” performance, and where the two instruments
create unexpected new acoustic interacting sources. The space dimension
of the sound goes over the traditional chamber listening and becomes
a new expressive key and as an aesthetic value.
All the argumentation is not only referring to
the pieces born for organ solo or other ensemble and re-elaborated
for the duo, but even and mostly for the new compositions written
for this duo: the composers answers in some way to the players on
the same expressive path (partially or in toto), by keeping different
languages and sensibility.
The concert’s program, is thought as a gallery of proposals,
remarkable not only for the single works and their instrumental
interpretation, but also for the intersection of many expressive
sides (often left in shadow), as the space of sound, the timbre,
the play of contamination intended as generative of new objects
of art.
Riverberi in space and time then, reflections of sounds in a merry
go round in the church’s arches, timbres reflections that
recall other instruments, or new faces of organ and sax, languages
reflections, which mix up, which may conflict, but finally recognize
themselves and come together: we do receive echoes of new expressions
for a charming, rich and variegate musical present.
Massimo Berzolla
(traduzione inglese di Stefano Foppiani)
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