PRESENTAZIONE DI Massimo Berzolla
Riverberi nello spazio e nel tempo...
Reflections in space and time... (Go to English Version)
L'idea di accostare sax e organo appare, a prima vista, senza dubbio singolare.
Non solo i due strumenti sono tenuti lontani dalla quasi totale assenza di opere specificamente dedicate
a questa formazione, ma esiste anche una distanza per così dire "culturale" tra sax e organo, in parte reale
e giustificata, in parte generata da un immaginario collettivo che vede i due strumenti muoversi in ambiti
stereotipati e rigidamente separati da consuetudini e prassi non meglio definite.
Il sax, infatti, richiama fortemente il jazz, la musica leggera e d'intrattenimento, mentre l'organo è
prevalentemente associato alla chiesa, alla musica antica e al rigore espressivo.
Quale può essere dunque un percorso da seguire nel proporre un tale accostamento e soprattutto quali sono
le motivazioni artistiche che spingono ad attuare un progetto simile?
Un illustre precedente, sotto il profilo musicologico, è dato da una memorabile tournée del gruppo vocale
Hilliard Ensemble con il noto sassofonista Jan Garbarek, nella quale si propose all'ascolto del pubblico
musica vocale rinascimentale, sulla quale il sax improvvisava liberamente, creando un accostamento
timbrico e linguistico che illuminava di luce nuova lo strumento e le voci, ma anche le stesse espressioni
musicali, del passato e contemporanee.
Si può citare un altro accostamento simile nel CD Répons, nel quale si accosta il canto gregoriano,
eseguito dal coro dei monaci dell'abbazia di Ligugé, al Bassotuba di Michel Godard.
Due sono i principali filoni d'interesse in queste proposte:
- uno musicologico-linguistico: l'irruzione (operata, s'intende, con cognizione di causa) di codici
espressivi contemporanei all'interno di musica nata secoli prima genera qualcosa di nuovo; non una
semplice sovrapposizione di elementi differenti, ma un oggetto artistico da leggersi nella sua completezza
e autonomia rispetto ai fattori che l'hanno generato;
- l'altro filone d'interesse riguarda l'aspetto puramente sonoro: l'accostamento di elementi così lontani
trasfigura voci e strumenti, modificandone la percezione soprattutto a livello immaginifico. Ecco che il
sax e il tuba paiono strumenti arcaici e le pure voci della monodia medievale o della polifonia
rinascimentale offrono stimoli sonori assimilabili alla ricerca contemporanea.
Non si tratta dunque di semplice "contaminazione", nella quale spesso non ci si cura di valutare e
selezionare il prodotto finale, concentrandosi soltanto sul gioco del rimescolamento degli ingredienti.
La frizione tra mondi sonori e linguistici differenti è controllata e non casuale, al fine di raggiungere
un risultato espressivo coerente, anche se talvolta spiazzante e provocatorio.
Su questa linea si muove la formazione sax e organo di Tagliaferri e Sciddurlo.
Ben si spiega quindi il titolo di questo come del loro primo CD: Riverberi, dove il termine
significa richiami, rimandi, echi, ritorni di suoni che giungono diversi rispetto all'origine.
Come dicevamo prima, anche qui l'analisi percorre due vie:
- una musicologica-linguistica, dove è utile la specificazione del sottotitolo:
Riverberi nel tempo... Vediamo il sax inserirsi nel repertorio antico assumendo una veste inedita
(che richiama al cornetto barocco), mimetizzandosi quasi tra le canne dell'organo per diventarne un nuovo
registro ad ancia che dialoga con gli altri [...], offrendo una lettura di quel repertorio assolutamente
fedele e rivoluzionaria allo stesso tempo; ma è anche l'organo che, smesse le vesti di austero re degli
strumenti, segue il sax nei territori più consoni a quest'ultimo, offrendo di sé un'immagine accattivante,
dove ritmo e armonie jazz si presentano efficacemente con quelle stesse sonorità con le quali siamo abituati
a gustare i contrappunti più rigorosi;
- ma altrettanto affascinante è il gioco timbrico-acustico dei due strumenti
(Riverberi nello spazio), esaltato dai luoghi ove l'organo abita normalmente:
la potenza del sax (il più sonoro tra gli strumenti ad ancia) e la sua duttilità permettono un dialogo
sorprendentemente ricco con tutte le risorse timbriche
dell'organo; la chiesa diviene dunque una sorta di grande cassa di risonanza, nella quale l'ascoltatore
è immerso durante l'esecuzione dal vivo e dove i due strumenti paiono creare imprevedibili nuove fonti
sonore tra loro interagenti. [...] La dimensione spaziale del suono va così ben al di là dell'abituale
ascolto cameristico e viene a costituirsi come nuova cifra espressiva del brano e motivo di interesse
estetico.
Tutto questo vale naturalmente non solo per le opere nate per l'organo solo o per altre formazioni e
successivamente rielaborate dal Duo, ma anche e soprattutto per i nuovi brani scritti per questa formazione:
i compositori da loro interpellati percorrono in parte o in toto la medesima traccia espressiva, pur
differenziandosi per linguaggi e sensibilità differenti.
Il contenuto del CD, che rispecchia i programmi concertistici del Duo, si configura quindi come una
galleria di proposte, nella quale, oltre al valore intrinseco delle opere eseguite e all'interpretazione
strumentale in senso stretto, si apprezza l'intersezione di piani espressivi esteticamente importanti,
anche se spesso lasciati in second'ordine, quali appunto la dimensione spaziale del suono, l'elaborazione
timbrica, il gioco della contaminazione intesa come creazione di nuovi oggetti artistici a partire da
materiale esistente.
Riverberi nello spazio e nel tempo, dunque, riverberi di suoni che si rincorrono tra le arcate della
chiesa, riverberi di timbri che richiamano ad altri strumenti o che dell'organo e del sax suggeriscono
immagini nuove, riverberi di linguaggi che si mescolano, talora si scontrano, ma che infine si riconoscono,
si ricompongono, lasciando echi di espressioni nuove, sintetizzate in un affascinante, ricco e multiforme
presente musicale.
Massimo Berzolla
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